Il retro di un’opera: il lato umano di un dipinto

Che tu sia un collezionista, un gallerista o un semplice appassionato d’arte, posso scommettere su “Cuore Spinoso” (una delle opere a cui tengo di più), che per una volta almeno ti è balenata in mente l’idea di vedere il retro di un’opera importante esposta in un grande museo. Ma perché?

Per capirlo andiamo a pescare forse la più iconica opera d’arte al mondo: “La Gioconda” di Leonardo Da Vinci. Molti sono i misteri che l’avolgono da sempre e tanta è la fama che nel corso dei secoli ha acquisito. Siamo stati abituati così tanto a vederla attraverso riproduzioni, film,documentari, T-shirt, programmi televisivi e quant’altro, che vederla dal vivo ci sembra quasi di fare un’esperienza paranormale. Ci troviamo di fatto davanti ad un qualcosa di mistico. Eppure se ne guardiamo il retro notiamo nient’altro che una tavola di pioppo di circa 77×53 cm e spessa 13 mm, che presenta una fessura riparata con due tasselli a coda di rondine lunga circa 11 cm. 

La Gioconda, recuto e verso
ph. Didatticarte.it

La prima osservazione che salterebbe fuori sarebbe quella di considerare come l’opera leonardiana, in tutta la sua aura divina non riesca comunque a sfuggire all’usura del tempo. Essa si ritrova inoltre ad essere rinchiusa in una teca di vetro infrangibile per limitare ulteriori danneggiamenti. È chiaro che non voglio affatto sminuire il dipinto, ma evidenziare come il retro di un’opera molte volte possa aiutarci a cogliere altri aspetti che altrimenti non coglieremmo.

Perché è così rovinata? Certo, è un opera che ha più di 500 anni! Ma come è stata trattata durante il corso di tutto questo tempo? Come trasportò l’opera Leonardo, quando la portò con sé in Francia? E quando Vincenzo Peruggia la rubò nel 1911? Lui stesso confessò di averla messa sotto al cappotto per uscire dal Louvre inosservato e, una volta fuori, di averla custodita per ventotto mesi sotto il letto di una pensione a Parigi. 

È la curiosità il veicolo principale che ci autorizza a vedere i segni e le usure come indizi  che ci aiutano ad immaginare come il corso degli eventi si sia potuto svolgere. 

Se abbinata ad una spiccata dose di sensibilità, la curiosità  ci può aiutare ad immergerci in quel che è stata la vita privata di Lucio Fontana, ad esempio. Dietro i suoi tagli, l’artista italo-argentino era solito firmare e scrivere sul retro frasi che rimandavano a ricordi, dediche, riflessioni e circostanze di vita quotidiana.

Amo particolarmente frasi  come “Domani farà freddo”, “è venuta a trovarmi Martha Jackson” o “Voglio bene a Teresita”. Ed ancora, riguardo la scomparsa del suo cane Blek : “Blek, addio per sempre”, “Sono ancora tanto triste ciao Blek”.

ph. Wikipedia commons

Queste testimonianze scritte ci portano direttamente all’artista e a come viveva le giornate nel quotidiano. Quali erano i suoi limiti, le sue perplessità. Ma anche le emozioni e i sentimenti che influenzavano il suo operato.

IL RETRO DELLE MIE OPERE

Incredibile ma vero, anche le mie opere hanno un retro. E sì…anche io di solito scrivo dediche che però preferisco rimangano riservate. Voglio però raccontarti di un altrettanto importante aspetto tecnico. 

Innanzitutto è da considerare che lavoro sempre su tavola di pioppo. Questa viene successivamente incollata ed inchiodata su un talaio in abete, non prima però di aver controllato che il legno adoperato sia di prima scelta. Di certo le opere sono soggette all’usura del tempo. La Gioconda stessa lo è. Ma scegliere il miglior supporto possibile per la realizzazione di un dipinto ne garantisce una più lunga durata nel tempo.

Se ti stai chiedendo perché legno e non tela, beh questo perché la mia pittura è materica. Dunque la tela, per quanto tesa possa essere, non riuscirebbe a supportare i medium che uso.

È mia abitudine inoltre incollare sul retro di un quadro sempre una scheda tecnica, dove vengono indicati: titolo, dimensione opera, tecnica utilizzata, anno, serie e numero di archivio.  Queste informazioni  devono esserci! Non solo perché sono info utili per il collezionista, ma perché la scheda tecnica insieme ad altri documenti come il certificato di autenticità, costituiscono il corredo documentale dell’opera. Avere un corredo ricco di informazioni, diminuisce notevolmente futuri problemi come ad esempio la contraffazione. 

Scheda tecnica di un’opera

Giunti fino a qui ti chiedo: ti è mai capitato di sbirciare dietro un’opera? E quali sono state le tue sensazioni ed emozioni? Hai mai avuto modo invece di vedere dal vivo il retro di un mio dipinto? Prima però non dimenticarti di visitare la mia gallery.


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